Chiesascoltaci

‪#‎CHIESAASCOLTACI‬ – CAPITOLO 8 – AURELIO

“Sono un cattolico tradizionalista, se la messa è in latino (anche il rito greco ortodosso ha il suo immenso fascino) vi partecipo più volontieri. Molte volte mi raccolgo da solo a recitare un Rosario, possibilmente in una Chiesa antica, nel silenzio, sperando che nell’aria si senta il profumo dell’incenso. La fede è ascolto personale, rapporto mistico con Dio. Alla Chiesa non ho nulla cui chiedere, nel senso che il mio credere è stato messo a dura prova in decenni lontani, non dalla mia ricerca da autodidatta di tomi di teologia ed esegetica, del rapporto ecumenico con la Chiesa Valdese o Luterana. Quella frase che ancora una volta persino Francesco ha voluto pronunciare recentemente: “le coppie omosessuali non rientrano del progetto di Dio”, mi colpì al cuore e mi fece allontanare. Ho reincontrato la Chiesa nella quotidianità del volontariato per le famiglie dei ragazzi tossicodipendenti, nei movimenti per la pace. Preti, associazioni, persone, che non accoglievano per posa, ma hanno discusso, si sono accolti alle differenze; insieme abbiamo pregato e approfondito, così come avevo potuto fare nelle comunità cristiane di base da giovanissimo. Ritorno al tradizionalismo per spiegare che pur credendo fortemente che l’ecumenismo pieno è oggi impedito solamente dalle gelosie storiche delle differenti chiese, perché dal punto di vista teologico i conflitti ridotti all’essenziale sono solo di dettaglio, il mio cattolicesimo identitario è frutto della mia esperienza: mistica e fede, liturgia ecclesiastica e preghiera intima, sono fortemente legate. Essere omossessuale e cattolico, è uno scandalo non tanto per la Chiesa quanto per i militanti fortemente politicizzati del movimento lgbt, che non perdono occasione per discriminare chi è cattolico apostolico romano. Estremisti di sinistra e gerarchie cattoliche provano gli stessi sentimenti: un o una omosessuale non può coerentemente essere cattolico. O meglio, non lo può essere se è felicemente visibile, addirittura teologicamente attrezzato nello smontare i pregiudizi e superstizioni che si sono sedimentati nei secoli, e che purtroppo sono la base del confronto “politico” tra movimenti e gerarchie. La mia essenza di cattolico è, quindi, villipesa non sul piano della fede, ma sul confronto pubblico del conflitto dei poteri culturali e politici. L’appello alla Chiesa può quindi ridursi a chiederle coraggio nel testimoniare quello che già avviene da tanto tempo: le persone omosessuali libere, consapevoli, responsabili sono pienamente accolte in migliaia di parrocchie, consigli pastorali, associazioni ecclesiali. Lasciare spazio al mercimonio dello Spirito sulla soglia del Tempio è il più grande peccato del cattolicesimo italiano, speculare all’ignoranza insolente dei politicanti ateisti omosessuali. Un prete in mia presenza e di un mio ex compagno ha benedetto il nostro letto nuziale ripetendo fedelmente l’antica formula della prima notte, senza che alcuna richiesta gli fosse stata avanzata. Diversi sacerdoti mi hanno proposto la benedizione degli anelli. Ma uscire dall’ombra significa esser consapevoli che la luce di Dio, dove tutti gli amori sono Progetto, non ammette paraventi e scorciatoie. Da cattolico tradizionalista pretendo dalla mia Chiesa la dignità della Navata centrale, non di più, non di meno. La fermezza nella coerenza, che rifugge il fanatismo, aiuterà anche le persone omosessuali non credenti a rispettare la peculiarità delle persone credenti, che poi dovrebbe essere alla base costitutiva di chi professa la promozione delle diversità. Non a Bagnasco o Bertone bisogna chiedere, ma alle donne e agli uomini di buona volontà, che sono Chiesa, a prescindere dai Faraoni di Cattedrali sempre più vuote.”