Chiesascoltaci

‪#‎CHIESAASCOLTACI‬ – CAPITOLO 11 – VINICIO

(FOTO DI SIMONE CERIO)

“Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.
Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.
Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.”
Matteo 25: 14,30

Papa Francesco, questa è una delle pagine della scrittura, a me più care. Questi pochi versetti sono stati sempre di grande stimolo per me. Non si può essere cristiani, non si può ricevere il dono più prezioso, Cristo, e restare indifferenti. Avere paura e nascondersi non è da Cristiani. Essere cristiani, per me significa mettersi in gioco in prima persona, essere cristiani significa investire il “talento” che ho ricevuto e del quale dovrò rendere conto.
Quando ripenso al momento della mia presa di coscienza personale, ricordo che tutto, attorno, mi è crollato. Certezze che apparivano solide sono andate in frantumi una dietro l’altra, tutte tranne una: questo brano della scrittura. L’ancora alla quale mi sono aggrappato per non perdere la fede e per restare alla “sequela di Cristo” è stata l’immagine qui offerta. Il servo che ha paura di sprecare e per paura non fa nulla e va a nascondere, o forse va a nascondersi. A venti anni ho avuto anche io la stessa paura e lo stesso desiderio di nascondermi proprio come questo ultimo servo. Grazie ad alcuni amici, ad un amico sacerdote, ho capito che il Signore mi metteva alla prova. Mi veniva offerta una prospettiva nuova nella quale mi dovevo misurare e nella quale dovevo dare sostanza a questo brano della scrittura. Padre Santo, non è stato facile ma con la grazia di Dio, sostenuto dal Consiglio di Maria ho scelto di investire il mio talento: la mia omosessualità.
Ho investito il mio talento nelle amicizie, nel servizio alla Chiesa, nella testimonianza alle altre persone LGBT che si può e si deve essere credenti, cristiani, cattolici, praticanti senza se e senza ma. Ho ripetuto e ripeto che è più comoda la paura, il nascondimento, l’abbandono, ma solo la “verità rendere liberi”. Grazie alla pastorale che alcuni “profeti sacerdoti” hanno cercato di strutturare per le persone omosessuali credenti, in tutta Italia, ho avuto la grazia di incontrare tanti fratelli e sorelle che hanno scelto, come me, di non sotterrare il proprio “talento”, ma di metterlo a servizio della comunità ecclesiale nella quale sono nati e cresciuti. Tante persone, che come me, hanno cercato e cercano di superare muri di pregiudizio e di esclusione.
Padre Santo, le parole (scritte e non solo) che in questi ultimi 20 anni sono state usate per affrontare queste tematiche, nella nostra chiesa, non hanno certamente aiutato a costruire un clima di incontro. Non si è avuta la percezione di un invito a voler investire positivamente il proprio talento, a farlo moltiplicare. L’invito è stato di tutt’altro indirizzo. Questo ha ferito e ferisce ancora. Io non ho competenza per dissertare con insegni dottori, alti teologi, fini biblisti, io ho soltanto la mia vita da testimoniare, la vita di una persona che prova ogni giorno a mettere a frutto quello che di bello e di buono Dio mi ha concesso quando mi ha pensato e voluto. In questi anni ho “guadagnato” molto di più di quanto ho investito. Continuo, ogni giorno, a moltiplicare il “talento” che mi è stato affidato (in famiglia, a lavoro, nella chiesa, nella mia relazione, nelle amicizie) e vedo attorno a me crescere fratelli e sorelle che moltiplicano il loro “talento”.
Papa Francesco, le vite delle persone sono “vangelo di carne” alle quali dare accoglienza sempre e ovunque, prego assieme alle donne e agli uomini LGBT credenti, cristiani, cattolici che nessuno si trovi mai dinanzi al “Padrone” e pronunci la frase “per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo” .
Papa Francesco preghiamo gli uni per gli altri affinchè il “talento” di ognuno di noi possa crescere.
Amen