Chiesascoltaci

#CHIESAASCOLTACI – CAPITOLO 16 – GIULIA

“Caro Papa Francesco,sono Giulia Cirillo, una ragazza di 28 anni.
Come persona disabile posso dire di essermi sempre sentita accolta dalla Chiesa. Ho sempre considerato la parrocchia come una “mamma” che si prende cura amorevolmente dei propri figli, che li culla fra le sue braccia senza fare distinzioni…come farebbe una buona madre,appunto. Ed in effetti il Vangelo ci insegna che ognuno di noi è bello con le proprie specificità, che L’Amore non crea nulla di imperfetto. Sono sempre rimasta colpita per come la Chiesa sia riuscita a fare proprio questo concetto invitando i fedeli ad accogliere ogni vita come un dono,un prodigio meraviglioso voluto da Dio, dove ogni manifestazione, anche quella meno comune e agli occhi umani “sbagliata” (ad esempio la disabilità) è frutto di un preciso ed ineccepibile disegno d’amore. Una cosa però non mi è chiara… perché questo discorso vale per tutto tranne che per l’omosessualità? perché la Chiesa si ostina a richiedere al gay credente la castità, considerando le relazioni omosessuali contro natura? costringere il proprio essere a non amare… non è forse questo il vero peccato?
Se io disabile mi ostinassi a non uscire di casa, a non usare la carrozzina, in una parola…a non vivere, dando come motivazione che la gente in natura, di solito, cammina da sola… non farei una violenza alla mia natura? ne converrai con me. Perché allora condannare i gay che vivono il loro amore? Perché non accogliere la diversità (tutta) come un meraviglioso dono della creazione?”