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Appello per un metodo sinodale autenticamente inclusivo

Carissimi fratelli vescovi,

nello spirito della Lettera aperta inviatavi in occasione dell’Assemblea generale del maggio scorso, proseguiamo il dialogo per richiamare l’attenzione su alcuni passaggi del processo sinodale che inizierà prossimamente.

Le nostre preoccupazioni si concentrano in particolare sul metodo di lavoro prima che sui contenuti, ritenendo che ciò significhi parlare di quel che si vuole essere più che di quel che si vuol fare. Essere Popolo di Dio (popolo di salvati, di figli e figlie, di fratelli e sorelle, di discepoli e discepole uguali in dignità e responsabilità) convocato in assemblea che vive la comunione, che cammina insieme e si pone in ascolto di ciò che lo “Spirito vuole dire alle Chiese”.

Nel presentare le nostre proposte seguiamo la scansione dei tempi della Carta d’intenti.

Dal basso verso l’alto
In questa prima tappa riteniamo fondamentale il processo di ascolto e ci siamo chiesti come realizzare una consultazione che parta realmente dal basso. Siamo convinti che un ascolto profondo comporti il superamento dei ruoli in una conversione dei cuori che non giudichi nessuno superiore all’altro e dia a tutti la possibilità di esprimersi: alle persone “lontane” come a quelle che vivono situazioni di fragilità; a quelle impoverite, sfiduciate, abusate; a chi non ha neppure la voce per parlare.

A questo riguardo riteniamo sia necessario:

  • evitare di indicare temi predefiniti, lasciando invece uno spazio di libertà che consenta l’emergere di tutte le preoccupazioni del Popolo di Dio, perciò anche di quelle questioni sulle quali un Sinodo locale o un “percorso sinodale” non può decidere, ma di cui si può discutere;
  • allargare la partecipazione dei momenti assembleari dei Consigli a tutti i fedeli interessati, prevedendo questa possibilità non solo per i singoli, ma anche per i gruppi, le associazioni, gli ordini religiosi e le diverse realtà ecclesiali e anche sociali del territorio;
  • che la composizione dei gruppi sinodali sia ampia ed esprima la varietà delle realtà presenti al fine di animare un percorso sinodale diffuso. L’esito delle discussioni sia documentato in verbali che diano conto anche delle posizioni minoritarie.
  • curare che tutti i processi di comunicazione di eventi e documenti, ai vari livelli diocesani (parrocchie, Consigli vari,ecc.), siano puntuali, aggiornati e – mediante un sito dedicato – facilmente accessibili da tutti i gruppi sinodali e dalle persone interessate.
  • considerare che eventuali forum tematici animati sia dai diversi soggetti coinvolti nel processo sinodale sia dal Comitato nazionale potranno arricchire il cammino di ascolto dalla base.

Dalla periferia al centro

Questa seconda tappa crediamo richieda due passaggi fondamentali: la trasparenza e la circolarità, che diano sostanza alla consapevolezza dell’appartenenza e a uno stile ecclesiale di responsabilità condivisa.

Ci siamo chiesti come i temi emersi da questa ampia consultazione potranno essere definiti e “orientati” in prospettive comuni.

Ci sembra importante, a questo scopo:

  • pensare a piattaforme online (diocesane e nazionale) che raccolgano i contributi di tutti, anche le voci difformi o “fuori dal coro”, e garantiscano la trasparenza nelle diverse fasi di discussione e sintesi;
  • e porre attenzione, nell’elaborazione delle sintesi diocesane, a tener conto di tutte le voci senza escludere la possibilità che posizioni diverse emerse nel percorso sinodale di ascolto si possano esprimere anche con documenti differenti, dimostrando la capacità di gestire il confronto e “la comunione delle diversità”.

Dall’alto verso il basso
Crediamo che l’esito del cammino sinodale e la rielaborazione sapienziale delle istanze emerse debba essere compito di un’Assemblea nazionale:

  • costituita da tutte le componenti ecclesiali (vescovi, laici/che, diaconi permanenti, presbiteri e religiosi/religiose), con una significativa attenzione alla componente femminile e una presenza ecumenica, considerando con attenzione anche la possibilità di una composizione paritetica clero-laici/che.
  • le cui regole di funzionamento, sciolte dai vincoli canonici, siano definite in autonomia dal futuro Comitato nazionale che seguirà il cammino sinodale;
  • che produca un documento conclusivo libero, evangelico, per scelte coraggiose e profetiche da sottoporre a formale approvazione.

Sarebbe opportuno prevedere anche un periodo di verifica della messa in opera delle indicazioni più immediate, con un monitoraggio da rendere trasparente attraverso i canali utilizzati per il percorso sinodale.

Nel percorso dall’alto verso il basso riteniamo sia importante anche la composizione del Comitato nazionale nominato da parte della CEI (v. Mozione approvata dall’AG del 24-27.5.2021); per questo crediamo che si debba prevedere la presenza, oltre che dei vescovi e dei rappresentanti degli uffici centrali, anche delle componenti laicale, presbiterale e dei religiosi/e.

13 ottobre 2021

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