Chiesascoltaci

#CHIESAASCOLTACI – CAPITOLO 19 – GIANNI

Ritratto di Simone Cerio

“Debbo confessare di aver fatto molta fatica ad aderire all’invito che mi era stato fatto molti mesi fa, di scrivere qualcosa per la campagna: “Chiesa ascoltaci!”.
Facevo fatica, perché l’idea stessa di chiedere alla Chiesa cattolica di ascoltare qualcuno mi pare un controsenso: la Chiesa, secondo la Lumen gentium, è il popolo di Dio che cammina lungo la storia; la Chiesa, secondo la Mystici corporis Christi è il corpo mistico di cui Cristo è il capo; la Chiesa è, come ricorda la prima lettera di Pietro, l’edificio spirituale di cui ciascuno di noi è una pietra viva (1Pt 2,5).
E di una chiesa che afferma di essere “cattolica”, cioè universale, se non vuole tradire questa sua caratteristica che ricordiamo tutte le volte che recitiamo il Credo (“Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica”), nessuno dovrebbe sentirsi la controparte.
Quindi, al posto di “Chiesa ascoltaci!”, secondo me, dovremmo dire: “Chiesa ascoltati!”: “Ascolta la voce di quanti camminano dentro di te verso l’incontro con il Signore!”; “Ascolta la voce delle membra del grande corpo mistico che tu sei!”; “Ascolta il canto delle pietre che formano l’edificio spirituale in cui Dio incontra gli uomini!”.
Ma soprattutto dovremmo dire: “Chiesa non tradire la tua vocazione ad essere cattolica e non pensare mai, ma proprio mai, che omosessuali e transessuali, siano qualcosa che sta al di fuori di te”.
Purtroppo l’esperienza di tutti i giorni porta a pensare che questo invito, che nasce direttamente dalla rivelazione che abbiamo ricevuto sulla natura della Chiesa, venga troppo sistematicamente disatteso a causa della paura, della superbia e dell’ignoranza di molti cattolici.
Noi abbiamo il compito di aiutare queste persone a riscoprire cosa vuol dire veramente “essere chiesa”. Noi omosessuali, in particolare, proprio perché nel corso della storia, troppo spesso siamo stati additati come qualcosa di estraneo alla Chiesa stessa, abbiamo il dovere di ricordare che in una chiesa che davvero vuol retare fedelmente la struttura costituita in società in cui sussiste l’unica chiesa di Cristo (LG 8) non deve far sentire nessuno un estraneo.
Direi addirittura che questa è la nostra vera vocazione di omosessuali credenti.
Ce lo ricorda un brano che molto spesso è stato citato per condannare l’omosessualità e che, alla luce di una esegesi più corretta, ha la sua ragion d’essere nella condanna di chi si rifiuta di rispettare e di accogliere lo straniero. Mi riferisco a Genesi 19, il racconto della distruzione della città di Sodoma.
Si tratta di un invito ad essere ospitali che viene ripreso dalla lettera agli Ebrei che ci ricorda che alcune persone, praticando l’ospitalità: “hanno ospitato, senza saperlo, degli angeli” (Ebr 13,2).
Si tratta di un invito a chi si sente straniero in una città in cui molti lo guardano con diffidenza, a non cercare l’omologazione a tutti i costi con una maggioranza che si è dimenticata dell’invito con cui Dio chiede di amare il forestiero (Dt 10,19), ma ad andare controcorrente anche a costo di sopportare le accuse della maggioranza: «Tirati via! Quest’individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!» dicono infatti gli abitanti di Sodoma quando Lot si rifiuta di consegnare loro i suoi ospiti (Gen 19,9).
Si tratta di un invito a non aver paura della propria diversità per insegnare agli altri membri della nostra chiesa ad essere accoglienti nei confronti di tutte le diversità.
L’esperienza che molti omosessuali credenti hanno fatto testimonia che è possibile davvero vivere la propria omosessualità senza prendere sottogamba la propria fede. Ma se non sono questi omosessuali credenti a testimoniare questa realtà nella Chiesa chi potrà mai farlo per loro?
Forse, più che chiedere alla Chiesa di ascoltarci, dovremmo chiedere al capo della Chiesa che è Cristo di darci il coraggio di seguire fino in fondo il suo esempio, mettendo da parte l’ipocrisia e prendendo sul serio la nostra vocazione di omosessuali cristiani.”