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Comunicato stampa: “Perché la legge contro l’omotransfobia non deve fare paura”

Roma, 10 giugno 2020 – Cammini di Speranza si rivolge alla CEI per contribuire alla riflessione sul perché serva una legge contro l’omotransfobia

Cammini di Speranza, associazione nazionale delle persone LGBT cristiane, membro fondatore della Rete internazionale cattolici arcobaleno, segue con attenzione l’evoluzione dell’iter parlamentare del nuovo disegno di legge sull’omotransfobia.

Cammini di Speranza incoraggia il legislatore ad approvare quanto prima il disegno di legge a firma del deputato Zan e altri, per includere l’omofobia e la transfobia tra le circostanze a cui applicare le aggravanti per i crimini di odio.
Infatti, nel nostro paese sono ancora troppo numerosi i crimini d’odio ai danni delle persone LGBT. Si tratta, ricordiamolo, di persone, giovani e meno giovani, che vengono attaccate in quanto minoranza, come avviene per altre minoranze religiose o etniche. Solo nell’ultimo anno 138 aggressioni hanno avuto matrice omotransfobica.

E’ di oggi la nota con cui la CEI esprime preoccupazione per le paventate derive liberticide e limitazione della libertà di opinione che deriverebbero dall’approvazione della proposta di legge.

“Leggiamo con favore che la CEI abbia deciso di aprire la sua riflessione sulla legge contro l’omotransfobia con un rimando alla citazione di papa Francesco “Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde” – dichiara Andrea Rubera, portavoce di Cammini di Speranza – Questa dovrebbe essere, infatti, la linea guida per ciascuno di noi. E, a nostro giudizio, dovrebbe anche essere la chiave di lettura per non aver paura di questa proposta di legge. Anche perché sempre più la Chiesa Cattolica sta mostrando di non avere remore nell’accogliere le persone LGBT+ nelle parrocchie, dentro i movimenti, con azioni concrete.
Come Cammini di Speranza vorremmo entrare in dialogo con la CEI per favorire la consapevolezza del perché sia necessaria una legge contro l’omotransfobia.”

A questo proposito è vero quanto ricorda la CEI, ovvero che esistano già norme che puniscono chi commette atti violenti. Tuttavia, dal 1993 è stata introdotta, a seguito della promulgazione della legge Mancino, una norma specifica che identifica delle misure di pena aggiuntive (come aggravante) per chi commette violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi proprio perché particolarmente odioso il reato commesso per questi motivi.

“Secondo noi, – conclude Rubera – che viviamo quotidianamente nelle nostre esistenze l’omosessualità o la transessualità, è doveroso che questa aggravante venga estesa anche ai reati di violenza commessi a motivo di omofobia o transfobia.”

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