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I cristiani LGBT per il DDL ZAN
7 Luglio 2021
Carissim*,
Alla luce di quanto sta succedendo in Senato in merito all’approvazione del DDL Zan, la
nostra associazione ha deciso, insieme con altre associazioni che condividono con noi la
volontà di tutelare tutte le persone, di mandare una lettera ai senatori e alle senatrici al fine
di chiedere che il disegno di legge 2005 (c.d. ddl zan) sia approvato senza modifiche in
Senato.
Chi vuole sottoscrivere l’appello può inviare entro venerdì 9 luglio 2021 il proprio nome e
cognome o il nome della realtà associativa che vuole sottoscriverlo a:
gionatanews@gmail.com , info@camminidisperanza.org , info@associazionesamaria.org
Grazie a tutt*
Il consiglio direttivo
Scarica l’appello: DDL ZAN_def (1)
Testo dell’appello
Onorevoli Senatrici e Senatori della Repubblica Italiana,
Come cittadini, credenti LGBT+, loro genitori, operatori pastorali, gruppi e
associazioni cristiane che conoscono da vicino la condizione delle persone
LGBT+ riteniamo che il Parlamento italiano debba approvare al più presto il
disegno di legge Zan per la “prevenzione e contrasto della discriminazione e della
violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale,
sull’identità̀ di genere e sulla disabilità”.
Consapevoli della complessità del tema in oggetto e delle perplessità espresse
anche in ambito ecclesiale, tuttavia riteniamo che uno stato laico debba
comunque rispondere ad un urgente bisogno di tutela di tutte le persone,
comprese le persone LGBT+. In questo caso riteniamo che il DDL Zan sia al
momento lo strumento più adeguato.
In Italia dal 2013 ad oggi sono state registrate già ben 1285 vittime della violenza
dell’omotransfobia, di cui 191 solo quest’anno (Dati aggiornati al 5 luglio 2021
tratti da www.omofobia.org). Siamo dell’opinione che la mancata approvazione
del DDL, per queste persone e per la società italiana, certamente comporterebbe
un danno molto maggiore rispetto agli eventuali inconvenienti, su cui si potrà
intervenire in seguito grazie ad un confronto schietto e fecondo.
In particolare siamo convinti che le varie definizioni presenti nell’art. 1, circa
“sesso”, “genere”, “orientamento sessuale” e, in particolare, “identità di genere”
siano opportune, pur nella loro complessità; come complessa è la realtà
esistenziale che descrivono. Raccogliere tutti questi significati nell’unico concetto
di “sesso”, come suggerito da un noto costituzionalista, non renderebbe giustizia
alla realtà diversificata delle persone che il ddl intende tutelare. I
In particolare riteniamo che sia da confermare la dicitura “identità di genere”,
compresa la sua definizione, perché possa davvero essere rappresentata la realtà
delle persone transessuali che abbiamo o meno concluso il percorso di
transizione.
Conosciamo queste persone e i loro familiari, e per questo possiamo affermare
che, considerare il sesso biologico attribuito alla nascita come l’unica possibilità
per loro di identificare se stesse, pensare quindi che la percezione di sé non
definisca anch’essa oggettivamente la realtà esistenziale del soggetto,
rappresenta per noi una grave offesa alla persona; spesso vissuta come violenza,
fino al suicidio. Le persone transessuali esistono, anche per l’ordinamento
giuridico italiano almeno fin dalla sentenza n. 161 del 1985 della Corte
Costituzionale; nonché la sentenza 221 del 2015 in materia di rettificazione di
attribuzione di sesso.
Poi, circa il paventato pericolo di limitare la libertà di espressione, riteniamo che
l’art. 4 offra a chiunque sufficienti garanzie, tra l’altro già assicurate dalla
Costituzione.
Circa l’art. 7, che non intende altro che promuovere una educazione al rispetto di
ogni persona nella sua diversità affettiva e sessuale, a nostro parere non
introduce nessuna dittatura ideologica: l’attenzione alle circostanze concrete di
tempo, luogo, opportunità e risorse espressa nello stesso articolo, fa della
giornata del 17 maggio una vera occasione di educazione al rispetto sociale per
le generazioni più giovani.
Ecco perché come cittadini, credenti LGBT+, loro genitori, operatori pastorali,
gruppi e associazioni cristiane che conoscono da vicino la condizione delle
persone LGBT+, riteniamo in coscienza di dover dare la nostra convinta adesione
al disegno di legge così come è stato proposto dall’onorevole Alessandro Zan,
primo firmatario.
Con stima, i sottoscrittori.