Chiesascoltaci

#CHIESAASCOLTACI – CAPITOLO 12 – GUSTAVO

(foto di Simone Cerio)

Chiesa ascoltaci: due parole che invitano a una riflessione.

“Cosa intendiamo per Chiesa?  Forse in questo caso intendiamo soprattutto il papa in particolare e  tutta la gerarchia in generale ma a dire il vero questi a me non interessano poi tanto perché se, secondo la definizione del Vaticano II, la Chiesa è tutto il Popolo di Dio, allora a me interessa maggiormente farmi ascoltare da questo, da tutto il Popolo di Dio e non solo da una sua componente.

E’ giusto e doveroso rivolgersi alla gerarchia ma ricordiamo che questa non può non tener conto di ciò che pensano i comuni mortali e se noi sappiamo essere presenti in mezzo alla gente, se sappiamo essere vicini alle persone, vicini alle loro difficoltà, l’essere omosessuali passerà in secondo piano. Spesso sono proprio le persone che non sanno molto di teologia (ma che, per dirla con papa Francesco, sanno essere misericordiose, comprendendo tutte le situazioni in cui si vive)  che permettono a tutta la Chiesa di maturare. Allora anche la gerarchia, anche chi “sta in alto” non potrà ignorare questo cambio di mentalità e dovrà agire in merito. Sono convinto che le parole di papa Francesco e il suo modo di fare non derivano tanto dai suoi studi gesuitici ma dalla grande esperienza che ha maturato vivendo in mezzo alla gente.

Il verbo “ascoltaci” mi porta poi a fare un’altra considerazione: perché qualcuno ci ascolti noi dobbiamo parlare ma in che modo parliamo?

Penso al passato,  a quando i primi omosessuali provavano a farsi sentire. C’era chi lo faceva sottovoce, con paura, timidamente e c’era chi lo faceva ad alta voce, anche sbraitando, col desiderio di colpire più che di farsi sentire.

Forse i gay credenti in passato sono stati più tra i primi che tra i secondi ma qualcosa è cambiato e credo proprio che oggi siamo in grado di dire la nostra a tutti e soprattutto alla Chiesa,  non tanto con orgoglio (termine “storico” ma che non mi è mai piaciuto troppo) ma con serenità, la serenità di chi ha lottato, ha sofferto, ha affrontato sconfitte e vittorie e ora sa di essere sulla strada giusta.

Papa Giovanni XXIII, nella Pacem in Terris, al n° 21, indicava tre “segni dei tempi”, tre fenomeni che si stavano diffondendo in tutta la società mondiale modificando il pensare e l’agire delle persone. Forse esagero ma…perché non vedere anche il nostro sentirci Chiesa viva come un segno di questi tempi? Un segno voluto da Dio per far capire qualcosa in più a tutta la Chiesa?

Certo se pensiamo a quanto accade ancora in certe nazioni o anche solo come la pensano in certi gruppi presenti anche nelle nostre Chiese, dobbiamo dire che si è ancora ben lontani dal considerare gli omosessuali parte viva della Chiesa ma tutto questo non ci deve spaventare, anzi deve essere per noi uno stimolo a fare di più e a fare meglio. Gli “altri” hanno fatto molto per noi e con noi aiutandoci a crescere, a maturare nella consapevolezza che il nostro “esistere” è importante e può essere considerato un “dono” a tutti ma è arrivato il momento in cui dobbiamo essere noi ad aiutare gli altri a crescere e a capire che l’accettazione della diversità è un passo fondamentale da fare per vivere non solo da buoni cittadini del mondo ma anche  da buoni credenti, come parte del Popolo di Dio, come parte di tutte le Chiese. ”

Gustavo Gnavi