Chiesascoltaci

#CHIESAASCOLTACI – CAPITOLO 13 – PAOLO

“Caro Papa Francesco,

sono Paolo Rigliano, medico psichiatra, psicoterapeuta, autore di molte pubblicazioni sull’affettività omosessuale, sul gender, oltre che sulle droghe, sulla schizofrenia, sulla depressione ecc.

Ho incontrato il cardinale Carlo Maria Martini nella casa dei Gesuiti a Gallarate un anno prima della sua morte, per dialogare con lui sulla condizione omosessuale. M’interessava allora – così come mi interessa oggi – conoscere il pensiero sull’affettività omosessuale di un maestro di accoglienza e ascolto, sapere quale fosse il suo sguardo cristiano sull’amore gay e lesbico.

Come allora, desidero oggi questo incontro, perché credo che il dialogo sia la via d’uscita dalla condanna che le chiese da secoli fanno gravare sulle persone gay, lesbiche e transessuali. E perché credo, soprattutto, che sia urgente praticare la liberazione annunciata dall’Uomo di Nazareth, unica strada per le chiese cristiane e i credenti, per primi quelli omosessuali.

Riflettendo, ho sentito sempre più cruciale la domanda su come fondare sul Vangelo di Gesù una visione e un’accoglienza dell’affettività omosessuale nuove e valorizzanti.

Riflettendo, ho scoperto che tale affettività non può non chiamare ogni credente a vivere concretamente la Parola evangelica. L’esistenza gay e lesbica integralmente considerata non può non interrogare la sostanza del vangelo riguardo al farsi prossimo nei confronti degli altri.

Mi chiedo e Le chiedo: se l’amore è legge suprema dell’essere, se la relazione è benedizione e dono di se stessi a chi è diverso da sé, allora non deve deve concretizzarsi innanzitutto nei confronti di chi è vittima di ostracismo sociale, di chi è squalificato fino alla deumanizzazione? I credenti non sono forse chiamati a contrastare ogni atto di squalifica e impedimento contro questa forma di amore, ma soprattutto a celebrarla? E se il Vangelo può esser vissuto solo come messaggio di libertà e di creativo dialogo con ogni persona – con tutte le persone – non compie forse la Sua Parola chi accoglie l’amore omosessuale perché vuole essere seguace di Gesù? Non è stato forse Gesù a mostrarci come e perché essere sempre avanti a tutti per annunciare, qui e ora e sempre, la liberazione da abitudini, visioni, tradizioni, strutture sociali e mentali che generano espulsione e invalidazione?

La saluto con infinita speranza.

Paolo Rigliano